L’infortunio

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Fischio d’inizio, parte la partita e si inizia a giocare. Calciamo sugli avversari; loro devono prendere la palla al volo, mentre noi dobbiamo salire con una maglia difensiva strettissima, bloccando ogni spazio libero per subire l’attacco.

La partita è iniziata, e il tempo si ferma, creando un mondo parallelo in cui 15 persone contro 15 iniziano la vera guerra, rincorrendo il giocatore con la palla, placcando e difendendo. Ottanta minuti di preparazione nelle settimane precedenti, con un’ottima preparazione atletica, un allenamento di reparto perfetto e un movimento collettivo eccellente. Ti alleni quotidianamente per essere lì, in quel perfetto istante, a giocare e indossare la maglia che tanto hai desiderato.

Ad un certo punto, però, sei con la palla in mano, a pochi metri dalla meta, stai per fare meta. Finalmente! Era tanto che non accadeva davanti al tuo pubblico. Che soddisfazione! Ma qualcosa va storto, o meglio, va per il verso giusto per gli avversari. La difesa è aggressiva e placcano alle caviglie. Quel maledetto flanker ti arriva alle gambe durante un cambio di direzione e ti porta giù, infrangendo ogni pensiero di raggiungere quella tanto desiderata meta. Nessun problema, ci penserà il tuo compagno a farla. Ma nello stesso istante in cui tocchi il terreno, un “Crack” spaventoso ti oscura tutto, un dolore lancinante al ginocchio ti fa vedere nero. Hai tutti sopra di te, e stai male. Molto male. Troppo male.

Si ferma immediatamente la partita, entra il medico in campo e prova subito a fare le manovre, ma… l’esito non è dei migliori. Di nuovo, il crociato ha deciso di farti chiudere la partita a quel punto. Di nuovo, ha deciso di farti interrompere il campionato. In quel momento non riesci a pensare a niente; non serve pensare a niente, ormai è successo. Ti affiorano pensieri relativi a “Quando tornerò in campo?” “Quando potrò tornare ad allenarmi?”.

Chi decide di fare questi sport di contatto mette sempre in conto la possibilità di farsi male. È nel compromesso che fai ogni stagione all’inizio. Il rugby è uno sport di contatto, il rischio di farsi male c’è.

Il rischio di farsi male c’è.

Questo è forse uno dei principali contrasti che ho sempre vissuto in questi anni di rugby. Mi occupo di prevenzione e protezione dei lavoratori, di sicurezza sul lavoro, di formazione, e comunque faccio uno sport dove quotidianamente mi assumo il rischio di farmi male.

Assurdo, no? Molto probabilmente mi chiamerete pazzo, “ma chi te lo fa fare di praticare uno sport dove sai già i rischi che corri e spesso e volentieri non puoi evitarli”. Lo sappiamo tutti, però, al cuore non si comanda. Come faccio dunque a giocare a uno sport di contatto, dove gli impatti e la possibilità di farsi male non sono evitabili? Con tanto allenamento, con tanta prevenzione e con le adeguate protezioni.

Perché vado ad allenarmi in campo e in palestra? Per imparare e abituare il mio corpo a lavorare in un certo modo, considerando gli impatti e le potenziali situazioni di stress della muscolatura e dello scheletro. L’allenamento è la parola chiave. Addestrarsi e rimanere costantemente addestrato sui rischi che posso correre mi aiutano a migliorare e a lavorare su determinati aspetti. Fare prevenzione su una spalla indolenzita, fare più stretching su un muscolo particolarmente teso. Insomma, l’allenamento è condizione necessaria per limitare i danni.

Se dovessi fare una valutazione del rischio del rugby, potrei confermarvi che le considerazioni da fare in merito al “rischio residuo” sono molteplici, e l’unico modo che posso fare per eliminare situazioni molto pericolose è indossare gli adeguati dispositivi di protezione individuale, paradenti e caschetto (non è il casco da football americano, non confondetevi per favore).

Ci sono contesti in cui la possibilità che si verifichi un determinato danno è data dalle condizioni dell’attività che stiamo facendo, e l’esempio del rugby ne è la prova vivente.

Questo non per dirvi di accettare la possibilità che accada un infortunio nella vostra azienda, ma di lavorare il più possibile su tutti i concetti di allenamento e prevenzione; in questo modo, avrete una squadra pronta a qualsiasi impatto, pronta a qualsiasi contrasto.

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