Un salutare odio per la sconfitta

“Ammazzare il tempo è un lento suicidio”. Così lo scrittore James Kerr nel libro “Legacy” definisce lo spreco di tempo nello sperare che qualcosa accada come vogliamo noi.

Nel libro sopra citato lo scrittore ci riporta uno degli step fondamentali della leadership che contraddistingue la squadra di rugby più famosa del mondo, gli All Blacks, ovvero “I campioni vanno oltre”.

Bisogna andare oltre, perché i campioni vanno oltre, inteso come provare a spremere le proprie forze e votarsi al sacrificio per riuscire ad ottenere qualcosa di diverso, qualcosa di straordinario e grande. Ogni giorno ci svegliamo, un buon caffè e poi dritti verso il nostro obiettivo giornaliero, dunque è necessario essere sicuri che ne valga la pena. Cosa diamo di più per raggiungere quel determinato obiettivo? Cosa ci viene chiesto di fare? Bisogna provare ad andare oltre, provare a caricarsi di quel qualcosa in più per fare di più, “Che cos’è quel di più che ci renderà straordinari?”.

Porsi degli obiettivi significa fare di tutto per raggiungerli e arrivare a schiacciare la meta tanto attesa, significa tentare. “Abbracciando la paura del fallimento, possiamo migliorare la nostra performance, utilizzando come motivazione un salutare odio per la sconfitta.” – scrive Kerr.

Per fare meta bisogna avere l’esuberanza di essere sicuri di poterla e volerla fare, bisogna far trasudare un’ambizione talmente tanto estrema che potrebbe risultare persino irreale. Non è necessario che sia vero, ragionevolmente possibile o sensato, importa solo che lo facciamo. In questo modo andiamo a settare ad alti livelli i punti di riferimento nostri e dei nostri compagni.

“I leader motivatori usano obiettivi audaci, quasi esagerati per innalzare il livello di gioco, e il potere della narrazione per creare il proprio mondo con il canto. Raccontano grandi, vivide storie epiche su ciò che è possibile per se stessi e per la propria squadra, e in breve tempo il mondo racconta loro la medesima storia”.

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